Due passi nella storia..

E’ di un monaco benedettino vissuto durante l’XI secolo, la prima testimonianza scritta sul balsamico, intorno all’anno 1046, presso la corte del marchese Bonifacio di Canossa, padre di Matilde.
Durante i secoli la produzione dell’Aceto balsamico viene via via perfezionata, tanto da diventare famosa in tutto il mondo, la documentazione storica e la tradizione confermano che il primo impiego dell’aceto balsamico fosse in campo medicinale e in seguito in campo gastronomico.

Sono diversi i documenti che testimoniano l’uso del balsamico nel Medioevo come rimedio alla peste, come tonico per la gola e le malattie respiratorie, e contro lo scorbuto, conosciuto più tardi anche per le sue virtù afrodisiache, virtù che sempre la tradizione vuole che fosse già validamente sperimentata da Isabella Gonzaga, mentre si narra più tardi che anche Giacomo Casanova ne conoscesse i magici effetti.
Il termine “balsamico” appare per la prima volta solo nel 1747, e tale termine deriva dalle proprietà medicinali inizialmente attribuite a questo particolare aceto.

Fino al secolo scorso, veniva somministrato anche ai bambini affetti da malattie respiratorie e immunitarie, per superare l’inverno, o per facilitare la digestione e la circolazione.

Oggi l’Aceto Balsamico è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo come condimento per ogni tipo di pietanza.
E’ da sempre una consuetudine quella di fare dell’aceto balsamico dono prezioso alle persone di riguardo.

Come si produce l’Aceto Balsamico.

l’Aceto Balsamico si ottiene dal mosto d’uva cotto che matura per la lenta acetificazione derivata dalla naturale fermentazione e dalla progressiva concentrazione in botti di legni diversi, senza alcuna aggiunta di sostanze chimiche o aromatiche.
La “materia prima” per la produzione dell’Aceto Balsamico di Modena sono le uve Ancelotta, Trebbiano e i lambruschi tipici della zona di Modena.

Dopo la pigiature, si toglie il mosto dalle graspe prima che inizi la fermentazione e lo si mette a cuocere in caldaia su fuoco diretto. Dopo una prolungata ebollizione, il mosto cotto concentrato viene tolto dalla caldaia per essere lasciato a raffreddare.
L’operazione successiva, detta “rincalzo”, mette a dimora il mosto cotto raffreddato nelle botti.

In seguito il “Balsamico” avrà solo bisogno di lungo riposo ed ispezioni e rabbocchi periodici per diventare disponibile all’utilizzo; questo riposo può arrivare tranquillamente oltre il 10°/15° anno.